Francesco Segreti – Lucca, 2 settembre 1962
Francesco Segreti conduce da anni una ricerca continua di forme espressive e comunicative attraverso la pittura, la scultura, il teatro, la musica. La natura è costante riferimento sia nelle sue forme originarie che nelle più complesse trasformazioni. Il risultato finale si traduce in opere (sculture, quadri, installazioni) dove alchimia, mescolanza e contaminazione di materiali e colori forniscono una personale chiave di lettura del rapporto uomo-natura.
I suoi riferimenti artistici sono in quei maestri che hanno indicato una concezione globale di “arte-artista moderno”, su tutti Jean Cocteau, Piet Mondrian e Sol Lewitt. Dalla lezione di questi maestri ha imparato che ogni forma d’arte passa necessariamente dalla capacità di manipolazione di materiali e da un gusto non comune, volto alla ricerca non tanto del bello fine a se stesso quanto di un’estetica compiuta.
Attività espositiva e didattica
Dopo anni dedicati al restauro, alla decorazione, alla ricerca di materiali naturali, Francesco Segreti si dedica oggi ad una duplice attività: da un lato squisitamente artigianale (rifiutando l’etichetta di “artista”) e dall’altro nella idazione e conduzione di laboratori creativi di arti applicate. Numerose le collaborazioni con Scuole ed Enti, fra gli altri: Comune di Cuneo, Fondazione Crc, Soprintendenza ai Beni Architettonici e Storici Piemonte, Liceo Classico Pellico di Cuneo, l’Alliance Française, Centre Mediterranéenne Jeunesse di Cap d’Ail, Cciaa Cuneo, Studio Curetti, numerosi studi di architettura. Dopo aver esposto in diverse collettive (Perugia, Barcellona, Torino, Milano, Firenze) realizza oggi progetti personali in luoghi significativi (per esempio nella Galleria dell’Accademia di Firenze con un lavoro sul “Libro dei Salmi di David”); fa parte della direzione artistica del Centre Prouvençal Coumboscuro (centro di cultura provenzale alpina).
Le ultime produzioni del 2018 sono state: la mostra tematica “Skories/Storie” e la regia / adattamento dello spettacolo teatrale “Go to Innisfree/Enté fai belièro” con testi di William Butler Yeats e Sergio Arneodo.